Tuesday, June 11, 2019

TEXTS BY THE DIRECTOR AND THE SENIOR CURATOR OF THE MUSEUM

Text by the Director of the Museum:

"Fin dalla notte dei tempi i nostri antenati guardavano al firmamento come luogo del trascendente. Una distanza che appariva infinita, quella tra il Cielo e la Terra – ha spiegato Giuseppina Napoli (Direttrice MacS Catania) -. Nonostante oggi il Cosmo sia sempre meno lontano e meno sconosciuto, in quella stessa distanza ancora risiedono i più grandi e assoluti interrogativi dell’Uomo. È un bisogno insito nella sua fragilità temporale la ricerca di Dio o la sua negazione. Prima dell’Idolatria, della divinazione, della Religione, della Filosofia, della Teologia viene sempre l’Uomo con le sue domande. E ancora oggi, mentre la robotica conquista il nuovo millennio nessuna Scienza e nessuna Religione hanno risposte certe da esibire,lasciando ai singoli e alla loro personale e intima ricerca una risposta o un dubbio perenne. Ed ecco che l’Arte, chiave magica di ciò che si pone tra l’Uomo e l’Altrove, torna ancora e ancora a porci l’eterno quesito. Marc Vinciguerra esplora con rara sensibilità attraverso la matericità delle sue opere la strada della spiritualità umana, atea, laica, credente, ma sempre umana. Ed è all’Uomo e alla sua ricerca tendente all’infinito o al finito cui l’artista dedica un trittico di grande intensità espressiva ed emotiva, un momento di sosta tra la ricerca e il credo”.

Text by the Senior Curator of the Museum:


"IL Trittico ‘The Religion of Atheism’ che Marc Vinciguerra espone negli spazi del MacS, sovverte l’imperativo darwiniano ed al contempo rinnega ogni possibile dogma – dichiara il Professor Adriano Pricoco (Accademia della Belle Arti di Catania) -. Per comprendere la metodologia operativa dell’artista francese bisogna sottolineare che l’uomo è l’epicentro della sua ricerca. Non l’istanza paradigmatica di un pool memico all’interno del quale possano trovare terreno fertile asserzioni di natura dualistica. È evidente che la figura umana si erga a metafora di identità contrapposta all’alterità del dogma religioso. Del resto la figura dell’artista ha già un ché di spirituale, l’atto della creazione contiene in se una componente dogmatica. Ma soffermiamoci sulla figura metaforica: come afferma lo stesso artista, l’intento è trovare una spiritualità post-Dio, una identità non deliberatamente laica, bensì consapevole, intellettualmente conscia che possa portare ad una nuova definizione di Sacro, sebbene non di natura teleologica”.